SO’ A LINGUA CORSA



Le sang de mon esprit, c'est ma langue,

la sève de ma terre, c'est ma langue ...

Eiu sò la lingua corsa,

ùn voddu micca mora,


Sò la lingua materna di li vosci antinnati

Parchì à tempu d'oghji, vulemu tena fora?

O Corsi, senza mè, sareti sbattizzati!!!

M’aveti ghjà spuddatu di li paroli antichi,

M’aveti infrustiritu è m’aveti ingannatu

Di ciò ch’eiu sò stata,

ferma pochi vistici

Parch’aveti vargugna di tena u me parlatu….

Eiu sò la lingua Corsa, di li vosci maiori

Chì hè stata aduprata frà i seculi sani

Quidda par dì « o mà »,

quidda par dì « dulori »

Quidda chi hè stata sempri in bucca di l’Anziani

Eiu sò la santa lingua chì dopu à u culombu

Ni chjamaia à l’aiutu par salvà u paesi

Sò quidda chì chiria a polvara è u piombu


Pà stirpà Sarraccini, Grechi o Genuvesi ...

Sò a lingua di quelli chì oghje sò spariti

Chì ghjacenu in sta terra di dolu è di pientu

E voi, i so figlioli, firmati russuriti

S’é in giru à voi, in corsu, vi si canta u lamentu!

Sò la lingua materna di le vostre mammone

Chi cuntavanu fole in giru à lu fucone

Chì cantavanu gioie, chì cuntavanu affanni

In l’unicu parlà di tuttu lu rughjone ...

Sò quella chì, luntanu, chjamava u rispettu,

Frà la ghjente amica, é ancu più furestera

Sò quella chì sincera , sbuttava da u pettu

Di dui corsi spersi in un fondu di galera ...

S’é voi perdite à mè, perdite a vostra razza

Un s’ammentarà più, nè ceppu, nè casala

Ne serete in stu mondu una rubbaccia lazza

U Corsu ùn serà più chè lingua tralasciata…



Eiu sò lingua Corsa

Ch’ùn voli micca mora

Sò la lingua materna

Di li vosci antinnati …..

domenica 20 giugno 2010

giovedì 17 giugno 2010

Conclusioni


MANFREDI SALEMME




Il viaggio è stato effettuato dal giorno 1 al giorno 15 giugno 2010, da Calenzana a Conca con ancora nevai ma con 14 giorni di bel tempo ed un solo giorno di pioggia (l'ultimo).

Traccia e frequenza cardiaca (Garmin Dakota )

Holter Metabolico ( Sensormedics )

Tenda e zaino ( Ferrino)

Calzature ( Gronell )

Alimentazione ( Loacker )

Abbigliamento ( Salewa )

Computer ( Apple )

Monitoraggio medico/scientifico ( Università di Verona - Facoltà di Scienze Motorie )


Grazie

Tutti insieme all'arrivo

Un grazie di cuore a tutti gli amici incontrati durante il cammino, ai due ragazzi svedesi, persi alla fine del viaggio, ad Hanène e Clement, José, Bernard, Adenis, Hubert, Jean Pierre, Jean Marie, Christian, Emilien, Laurent, Jean, Michael, Nascence, Francois,Romain, i tre ragazzi di Modena la coppia di genovesi, tutti i guardiani dei rifugi, un grazie soprattutto al sole, alle rocce, alla neve, alla bellezza che durante il cammino ha accompagnato i miei passi, agli animali che discretamente mi hanno osservato e sopportato, ai maestosi larici, al vento che ridava respiro alla fatica.
Grazie ad Agostino ed Hartmut miei compagni di viaggio e Grazie a Ferrino, Sensormedics, Salewa, Gronell, Mico, Angolo dello Sport, Università di Verona, ADMO, Loacker.
In ultimo ma non ultimo grazie a Luca Ardigò che tradurrà i dati del mio cammino in esperienza per la ricerca attraverso i dati degli strumenti che ho portato con me.

Un consiglio a chi mi legge..... una volta nella vita andate a fare il GR20, è un percorso duro, ma se affrontato con prudenza e saggezza vi darà una enorme soddisfazione e potrete sentirvi veramente fieri di voi stessi.

Lettera di Francois


Amis, Lilloineses, Bardelais,Manfredi, Agostino, Hartmut....
Je suis arrive ici dimanche 13 juin, j'espere que vous avez fait bonne route. Ce fut un paisir de vous rencontrer c'est sur que quand je serai "vieux", je vous ressemblerai comme un melange de vous tous.
Merci pout tout et.... ne changez rien.

Francois

Da Castel di Vergio a Vizzavona

Cirque de la Solitude
Bella discesa
Manfredi e Francoise

Ultima fatica
Agostino sulla vetta


Castel di Vergio, Manganu, Pietra Piana, Onda e Vizzavona

6 giugno
Il percorso si sviluppa lungo un sentiero facile, fra faggi e pini, qualche larice maestoso fa bella mostra di se.
Arriviamo al Lac de Nino, vorrei farmi il bagno ma non è permesso, continuiamo tranquillamente fino al Refuge du Manganu, stiamo al sole fino al tramonto… bellissimo.

7 giugno

Saliamo lungo il torrente du Manganu fino alla prima neve, una salita molto ripida sempre su neve da affrontare direttamente, puntando bene le punte degli scarponi fino al Passo Capitello, 2228.
Un solo attimo di stupore per il panorama fantastico e poi la mia disperazione per un passaggio di traverso su neve a strapiombo su un lago, poi una serie infinita di diagonali intervallate da rocce, mai avuta così tanta neve in una giornata… l’arrivo a Bocca di Soglia 2052 è esaltante, un altro nevaio da affrontare in verticale ci porta al Col Haute Route 2206.
Frane di blocchi di granito molto faticose da attraversare ed una lunga discesa su pietre ci fa raggiungere il Refuge Pietra Piana.
Un guardiano gentilissimo ci accompagna al dortoir dove prendiamo i posti letto, al sole ci beviamo una birra accompagnata da un formaggio puzzolentissimo ma squisito.
Arrivano gli altri, Josè, Francoise, Etienne, Gianmarie e altri che ormai ci accompagnano lungo questo estenuante ed affascinante viaggio.
La notte è lunga da passare con sonni intervallati da sveglie improvvise… forse la troppa stanchezza o la paura inconscia.

8 giugno

Invece di fare il sentiero tradizionale, anche per l’insistenza di Agostino, decidiamo di effettuare una variante lungo un crinale, mai stata una decisione più indovinata, dopo un primo tratto molto faticoso guadagniamo il crinale e scavalchiamo bel tre montagne fino a raggiungere il versante nord del monte D’oro, una lunghissima sosta al sole ci fa ritrovare tutti gli amici che avevamo sorpassato e tutti insieme scendiamo al Refuge dell’Onda.
Ci sistemiamo in tenda ed aspettiamo la cena al sole.
La cena diventa una bellissima serata, accompagnata da canti e grida esaltanti, il menu è straordinario: Zuppa (ottima), Lasagne, gustosissime formaggette, vino, una mela e alla fine Giandomenico Franchi, il guardiano, offre a tutti una quantità enorme di succo di mirto ( a me sembrava di mirtillo… buonissimo!
Si dorme male a causa del terreno in discesa ma la notte ci fa riposare comunque .

9 giugno

Partenza alle 7,25, salita fino al passo del Muratello, 2100 e sosta al sole in attesa degli amici, canti e scherzi ormai sono all’ordine del giorno, si parla francese, spagnolo, inglese.
Scendiamo lasciando gli altri al sole ed un dislivello di 1200 metri lungo la Cascade des Anglais ci porta a Vizzavona dove un cartello ci informa che da qui parte il GR20 per il nord ed il GR20 per il sud…. Siamo a metà strada ma le tappe future saranno meno faticose, sempre in terre Corsa, sempre fra questa gente apparentemente ombrosa ma che dice parole a me comprensibili come: - FEMU CASU, per dire stiamo attenti, mi sembra genovese… anche se a causa del passato non dovrebbero amare i genovesi… io dico loro che vengo da Genova e loro sono gentilissimi… bella gente, bella razza, bella storia.

mercoledì 9 giugno 2010

DA CALENZANO A VIZZAVONA






SCUSATE GLI ERRORI MA........ QUI NON C'E' TEMPO


Primo giorno del GR20
Partiamo da Calenzana alle 7,30, il rifugio era al completo, circa 60 persone,per lo più francesi, qualche spagnolo e noi tre.
Alle 7,30 dopo una discreta colazione cominciamo a salire un dislivello di 1295 metri fra pietraie e un paio di ferrate.
Arriviamo al rifugio di Ortu di u Piobbu e prima della doccia un bella birra.
Io qui parlo italiano e con i corsi mi capisco benissimo.
Agostino mi ha tolto una spina di riccio dal piede e così domani sarò al loro fianco…. Oggi ho fatto fatica s tenere il loro passo a causa del dolore al piede.
Il tempo è stato bellissimo ma in questo momento le nuvole avvolgono tutto il rifugio… domani vedremo.
Secondo giorno, tappa spettacolare, tutta roccia e pietre, Bocca Pisciaghja e Bocca dell’Innominata lungo un susseguirsi di passaggi fra roccia molto faticosi e difficili.
Una lunga discesa sempre fra pietre e salti pericolosi ci porta al rifugio du Carozzu dove ritroviamo sempre gli stessi del rifugio precedente, un gruppo di francesi che se la prendono comoda bivaccando in continuazione, altre persone che partono prestissimo e ogni volta superiamo ma che poi ritroviamo al rifugio successivo.
Terzo giorno, tappa breve ma con circa 1000 metri di salita. Partiamo alle 7,30, passiamo su un ponte sospeso che mi fa paura quindi risaliamo una gola fino al Lac de la Muvrella, siamo a 1800 metri e gli ultimi duecento metri li percorriamo in una ripida salita su neve fino al passo 2010, tempo bellissimo ma siamo ormai a quote considerevoli e l’aria è fresca, la discesa sempre fra rocce e neve fino al Refuge d’Ascu Stagnu, vecchia ed ormai dismessa stazione sciistica. Il tempo intanto è peggiorato e domani danno pioggia… Proprio domani che la previsione ci propone una tappa molto difficile, vedremo il da farsi, se piove ci fermiamo qui.
Quarto giorno
Il tempo è dalla nostra parte, stamattina le nuvole sono andate via e siamo partiti con il sole che ci accarezzava la schiena, una salita dolce lungo una valle aperta ci ha portati ad una parete da salire lungo un nevaio di circa duecento metri, non difficile ma la pendenza era veramente da brivido.
Arrivati sulla cima non abbiamo avuto il tempo di rallegrarci dell’impresa perché la vista del canalone da scendere faceva paura. Hartmut e Agostino sono andati, io ho aspettato con Josè, un franco/spagnolo con cui mi fermo spesso a parlare e non avevamo il coraggio di andare dietro ai due, poi mi sono fatto coraggio e aggrappato alle catene ho cominciato a scendere.
Il Circo della Solitudine viene chiamato questo tratto veramente impegnativo, in fondo alla valle, subito ci si rende conto che non è finita, bisogna risalire il versante opposto, neve e catene, con tanta acqua che scorreva ai nostri piedi facendoci scivolare.
Raggiunta la seconda cima una discesa fra pietraie interminabili con salti e catene ci ha portati al rifugio del Tighjettu.
Qui abbiamo ritrovato tutti quelli che insieme a noi percorrono il GR20.
La serata è finita in baldoria con canti e gran bevute di birra e grappa offerta dal gestore.
Devo dire che il gestore è una persona straordinaria, si chiama Charly Santucci, se volete fare il GR20 ricordatevi di passare da lui… non ve ne pentirete.
Quinto giorno
Siamo partiti come al solito per ultimi, la discesa verso la valle è stata massacrante, pensate di scendere fra le pietre senza mai avere un attimo di rilassamento, un piede messo male condiziona tutto il progetto.
Alla Bergerie Ballone abbiamo fatto rifornimento d’acqua e Agostino anche di un panino poi abbiamo continuato a scendere per risalire fino al un passo costeggiando un nevaio enorme, qui abbiamo deciso di fare una variante senza passare dal Rifugio Ciottolu d’i Mori scendendo in una valle deserta e lunghissima, un bagno in un laghetto mi ha ridato le energie per continuare.
Arriviamo a Castel del Vergio verso le 15, una buona birra e subito a lavare tutta la biancheria.
Stanotte cercheremo di non sognare le catene, la neve, i sassi e la stanchezza, stanotte speriamo di recuperare le forze, domani ci aspetta una tratta piuttosto lunga.
Sesto giorno, 6 giugno
Sono le cinque e mezzo, ho cambiato le batterie al GPS, al dispositivo Armband, ascolto Faber e scrivo.
La giornata si presenta molto bene, le montagne sono li che mi guardano e sorridono alla mia piccola esistenza. Come sono imponenti e sicure… dall’alto della loro maestosità ci guardano come noi guardiamo i piccoli insetti che si danno da fare, sono benevole con noi e accettano con rassegnazione le nostre sfide. Il sole comincia ad illuminare le cime, l’aria è ancora fresca, purissima.
Nella camerata ancora tutti dormono, ieri sera sono arrivate due sorelle francesi che fanno la “Mare mare” una tratta che scavalca la Corsica da est ad ovest.
Questo viaggio in compagnia è una novità per me, abituato alle solitudini estreme e devo dire che la convivenza è magnifica: Hartmut è un uomo duro, trasparente, puntuale. Con la sua guida che continuamente controlla è una sicurezza per noi anche se dimostra la sua fragilità nel perdere le cose, a volte viene da me sconsolate dicendomi - Manfred i’ve loss my mobil- my watch…- allora io ed Agostino gli guardiamo nello zaino, nel sacco a pelo, dove poco prima era seduto e ritroviamo gli oggetti che perde.
Agostino invece è un uomo di poche parole, uno stoico arrampicatore, costante nel cammino e nelle decisioni, un vero Garfagnino, un uomo che mi ricorda i cavatori della mia Versilia, un buon amico e un punto di riferimento molto importante.
Sono le sei e un quarto, sento del movimento, la gente comincia a prepararsi a partire, nella mia camerata invece si dorme ancora, faremo colazione alle 7 e partiremo, come al solito per ultimi, ma noi ce la prendiamo comoda…